Simbolismo
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I Simboli
L’Ordine, come tutte le altre società esoteriche, è costituito da percorsi individuali che sono, di per sé, incomunicabili. Tuttavia, all’interno della comunità, la comunicazione avviene mediante l’utilizzo dei simboli, che favoriscono l’astrazione e la sintesi. Tipico è il caso delle scienze esatte (matematica, geometria, logica, chimica, fisica teorica), nelle quali il simbolismo è anche la sintesi di molte idee non comunicabili a coloro che non sono in possesso delle conoscenze adeguate. L’Ordine, quindi, è un insieme di conoscenze, rappresentate da segreti e misteri espressi in simboli. Nasce così un linguaggio simbolico noto solo agli iniziati. Solo colui il quale conosce i simboli può comprendere e partecipare alle Cerimonie.
L’uso dei simboli è molto antico e si lega ai misteri delle religioni. I misteri eleusini furono riti religiosi antecedenti la civiltà greca, che si celebravano nel Santuario di Demetra, nell’antica città di Eleusi , fin dal VII secolo a.C., prima che Eleusi divenisse parte dello Stato ateniese.
I pitagorici ripresero dai misteri eleusini l’esotericità dei loro insegnamenti, che non erano destinati al pubblico ma solo agli iniziati i quali avevano l’obbligo di non rivelarli ai non iniziati. Ippaso di Metaponto rivelò l’esistenza dell’irrazionale, scoperto dai pitagorici, e per tale colpa venne cacciato dalla scuola e maledetto in eterno.
Al di fuori della tradizione esoterica, l’uomo ha sempre fatto ricorso ai simboli, quando ha cercato di esprimere la propria visione del mondo e della vita, in una prospettiva sia magica sia razionale. Si pensi al significato della “croce” nelle origini e negli sviluppi del Cristianesimo, oppure all’espressione delle forme più astratte dell’intelletto umano.
I simboli proiettano l’uomo nella dimensione del sacro e gli fanno acquisire la capacità di scoprire i segreti delle cose ordinarie, comprendendone le luci e le ombre, gli abissi e le vette, gli enigmi della vita.
E’ proprio il simbolismo che rappresenta il fondamento comune a tutti gli adepti dell’Ordine. Attraverso la sua simbologia, l’Ordine riesce a parlare , al di sopra di tutte le contingenze storiche, un linguaggio unico ed universale, che è anche immutabile. In tal modo, si garantisce anche la continuità nella tradizione esoterica. Se si elimina il simbolismo, si distrugge il fondamento iniziatico.
Tutte le figure geometriche parlano un linguaggio speciale, che avrebbe molto da dirci, se noi avessimo... occhi e orecchie. Lo stesso vale per i segni, le lettere, le parole e i discorsi.
Il primo simbolo, considerato primordiale e successivo solo al punto, è quello del triangolo equilatero o delta , presente in quasi tutte le religioni e tradizioni filosofiche. Possiamo affermare che il triangolo equilatero è stato assunto come simbolo dalle società esoteriche, sia religiose sia laiche, per rappresentare emblemi, come ad esempio, “l’occhio di Dio che vede tutto”, oppure, la “Piramide dei Gradi iniziatici” (il “delta esoterico” della Massoneria), o ancora “I tre-puntini” che Pitagora pose nella sequenza 1 - 3 - 5 -10 – 15 ….
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Il “triangolo equilatero” ha, dunque, lo stesso significato che gli attribuisce Platone, quando fa creare il cosmo fisico dal Demiurgo. In particolare, il Demiurgo usa i triangoli e i solidi geometrici per spiegare la formazione dei quattro elementi naturali: terra, fuoco, aria, acqua.
In tale contesto, il triangolo equilatero, diviso in due con una perpendicolare, forma il triangolo rettangolo d’oro (di angoli 30°-60°-90°).
A partire dalla figura primordiale del triangolo equilatero, si possono aggregare ad essa tre importanti concetti che ne derivano.
a) la sezione aurea
b) il pentalfa (è il pentagono regolare completato dalla stella fiammeggiante)
c) il Sigillo di Salomone (esagono. o esagramma, o esalfa o somma di due delta o anche Stella di David).
La sezione aurea si ottiene come segue. Se in un triangolo rettangolo si prende un cateto pari all'unità e l’altro cateto pari alla sua metà (b =1, a=1/2), allora l’ipotenusa, aumentata del lato corto (il segmento c + a)
è la sezione aurea dell’unità, precisamente
La costruzione può essere fatta sull'ipotenusa del triangolo d’oro riportando con il compasso ortogonalmente il cateto corto.
Il pentalfa, o pentagono regolare, è la figura regolare successiva al triangolo equilatero e al quadrato ed è legata alla sezione aurea. Infatti, una qualunque diagonale (cioè la congiungente due vertici non adiacenti) è in rapporto aureo con il raggio del cerchio circoscritto ed è anche il lato del decagono regolare.
Le diagonali, a loro volta, formano una figura che si chiama “stella fiammeggiante” (o anche “pentalfa”, “pentagramma” o “pentacolo”). Si tratta di uno dei simboli magici più noti dell’Occidente, adottato già dai pitagorici come segno di riconoscimento degli adepti alla loro comunità e anche come indicatore dei cinque anni di studio che precedevano l’iniziazione pitagorica .
Probabilmente il pentalfa fu usato, come segno di riconoscimento, anche da gruppi cristiani insieme al pesce e al quadrato del Sator. Tale stella esprime anche il simbolo dell’uomo vitruviano rappresentato da Leonardo da Vinci, cioè l’uomo inscritto nella stella a braccia e gambe aperte così che possa riunire e sintetizzare in sé le energie fisiche e psichiche. La punta della stella contenente la testa indica il dominio dello spirito sulla materia. Il suo significato è strettamente legato a quello del numero cinque, elemento di mediazione tra l’alto e il basso ed espressione del centro. Ogni punta della stella è l’espressione dei cinque elementi: terra, aria, acqua, fuoco ed etere.
Il suo legame con la sezione aurea è notevole: il pentagramma ha sempre rappresentato, per l’uomo antico e moderno, le leggi dell’armonia essendo strettamente legato al numero d’oro. Il numero d’oro è 1.618 (matematicamente simboleggiato con Ω) e il suo inverso è 0.618. Entrambi trovano innumerevoli applicazioni in natura e nell'arte ed esprimono armonia e perfezione.
Ricordiamo che il pentalfa si può ottenere facilmente da una semplice striscia di carta, eseguendo un nodo come in figura, noto come nodo pitagorico. Se la carta con cui si esegue la costruzione e piuttosto sottile, l’oggetto, visto in controluce, rivela la stella fiammeggiante.
Dai limiti di una stella a cinque punte, l'uomo può osservare e comprendere le leggi e l’ordine dell’universo, non solo inteso come astronomico ma anche come luogo del non conosciuto. Questa è l’immagine fondamentale dei nostri limiti che deve condurci all’umiltà socratica espressa nella massima “Io so di non sapere”.
La vita umana, che si fonda sull'impulso a indagare e scoprire, tende a superare i limiti delle cinque punte e a raggiungere la successiva conoscenza della stella a sei punte, cioè del Sigillo di Salomone, che simboleggia il desiderio di andare “oltre” e di aprire il proprio essere alla comprensione di concetti sempre più elevati.
Il “Sigillo di Salomone” è un simbolo universale molto antico le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Reso noto fin dal Medioevo, quando assunse i caratteri di talismano, esso divenne anche il simbolo del popolo ebraico (Stella di Davide). E’ costituito da due triangoli equilateri intrecciati, a volte inscritti in un cerchio, e noto anche come “esagramma” (stella a sei punte) o “esalfa” e “esagono” (per i geometri).
Da un punto di vista esoterico, l’esagramma esprime l’unione del cielo e della terra, del mondo spirituale con il mondo materiale. Il triangolo, con la punta rivolta in alto, rappresenta lo spirito, mentre, con la punta rivolta in basso, simboleggia la materia. Sono queste due componenti fondamentali della vita e dell'essere, intrecciate e perfettamente equilibrate, a ricordare all'uomo la necessità di valorizzare in sé sia gli elementi spirituali sia quelli materiali.
Nel sigillo compare la seguente scritta in ebraico:
La sequenza delle quattro lettere, che si chiamano: “Yod”, “He”, “Vau”, “He”, rappresenta il sacro nome di Dio mentre l’intera scritta è nota come “Tetragrammaton”, che significa “quattro segni”.
Questo nome, la cui corretta pronuncia si è dimenticata, non doveva mai essere pronunciato per intero ma solo compitato. Soltanto il Gran Sacerdote del Tempio di Gerusalemme, una volta l'anno, poteva farlo ma nel segreto del Sancta Sanctorum.
Partendo da destra, la prima lettera “Yod” è il principio maschile attivo (Fuoco), cioè il seme, la scintilla iniziale, la potenzialità, ma anche l'aspetto divino di Padre. La seconda lettera, la prima “He”, è il principio femminile ricettivo (acqua), cioè la Grande Madre Cosmica, la fecondità, la matrice nella quale il seme si manifesta, e anche l'aspetto divino della Madre. La terza lettera “Vau” è il risultato dell'unione delle prime due lettere (Aria), l'amore tra il principio maschile e il principio femminile, il frutto che trasforma la potenzialità in azione creatrice e rappresenta anche l'aspetto divino del Figlio. La quarta lettera, infine, la seconda “He”, è la Figlia, che simboleggia la Natura nella quale siamo immersi (terra), che è una replica della Madre ma a un livello diverso. La quarta lettera rappresenta il risultato finale di tale attività e anche l'azione del Figlio che dà inizio a un nuovo ciclo portando i semi di nuove realizzazioni. La comprensione dell’intero processo del Tetragrammon ci porta a scorgere qualcosa nell’opera della Grande Madre Cosmica, l'Iside Velata, alla quale i saggi di ogni tempo hanno tentato di sollevare i veli.
Le lettere del Tetragrammaton, se disposte in modo diverso, formano le parole
che complessivamente significano : “passato”, “presente”, “futuro”.
Vi sono altri significati nascosti nell’esagramma, diversi da quello trasmesso dalle religioni, che esaltano solo lo spirito, disprezzando la materia (i piaceri della vita). I due triangoli rappresentano anche, rispettivamente, il principio maschile e il principio femminile. Nel sigillo, s’invita l’essere umano a scoprire entrambe le polarità della propria natura, poichè ogni uomo cela una parte femminile, come ogni donna porta in sé una parte maschile.
L’attuale cultura spinge gli esseri umani a sopprimere, nella loro personalità, certe caratteristiche considerate opposte. L’uomo respinge la sensibilità, la delicatezza, l’emotività, essendo queste caratteristiche femminili. Le donne, a loro volta, sono educate alla remissività e alla dipendenza, respingendo qualità come il coraggio, l’intraprendenza e la determinazione, ritenuti maschili. Il significato profondo dell'esagramma sta proprio nel rimando alla Legge degli opposti, su cui si fonda l’Universo.
Il simbolo della stella a sei punte, che si trova in aree culturali diversissime, non è privo di valenze archetipiche. In sintesi, con esso si rappresenta la perfezione divina, che consiste nella completezza e nella totalità. Nel sigillo di Salomone, ogni elemento s’integra armoniosamente col proprio opposto, contribuendo all'equilibrio della Creazione. Ciò si simboleggia nella somma degli opposti (i due delta) o nel loro incrocio (la compartecipazione degli opposti).
E’ difficile sapere con certezza perché l'esagramma è chiamato "Sigillo di Salomone". Si narra che il Re Salomone (Shelomoh, in ebraico, 961-931 a.c.), figlio del re Davide, se ne servisse per evocare i demoni per far costruire loro il Tempio. Altri narrano che fu al momento della morte che se ne servì per scacciare i demoni e invocare gli angeli.
Ritorniamo ora al discorso generale ricordando che Platone, nel Timeo, parla dei cinque solidi che sono gli unici poliedri regolari con facce eguali esistenti nello spazio. Il motivo per cui sono solo cinque risiede nel fatto che la regolarità implica una relazione forte tra i numeri v dei vertici, s degli spigoli e f delle facce, avendosi:
f + v = s + 2
che è un’equazione indeterminata, la quale, risolta per numeri interi, conduce solo a cinque casi possibili: i solidi platonici.
Analizziamo le costruzioni, aventi origine dalla figura primordiale del triangolo equilatero (il delta sacrale), che ci conducono ai solidi platonici e alla loro attribuzione di un significato esoterico.
Scelto un vertice del triangolo equilatero, se conduciamo da esso la parallela alla base opposta e dai rimanenti vertici conduciamo le perpendicolari alla base, otteniamo un coordinamento di quattro triangoli rettangoli d’oro attorno al vertice fissato, preso come centro, che va a formare un quadrato di lato pari all’altezza del triangolo.
In tal modo, dal triangolo siamo passati al quadrato. Combinando sei quadrati in maniera opportuna, precisamente distribuendoli per fila secondo i numeri 1, 3, 1, 1, si ottiene la cosiddetta croce latina, la quale, richiusa con piegamenti ortogonali, conduce a un cubo (o esaedro), oggetto che costituisce simbolicamente la struttura atomica dell’elemento terra.
Ripartendo dal triangolo equilatero, se ne costruiscano altri tre di egual base, ciascuno su un lato di quello dato. Con tali quattro triangoli
equilateri, nella maniera indicata da Platone, si dà origine al tetraedro (piramide regolare avente per base un triangolo equilatero), che costituisce simbolicamente la struttura del fuoco.
Aumentiamo il numero dei triangoli e prendiamone otto. Si perviene a un altro solido regolare, l’ottaedro (solido composto da otto facce che sono triangoli equilateri), il quale, nella tradizione, costituisce la struttura dell’aria,
Aumentiamo ancora il numero dei triangoli e prendiamone venti. Si ottiene l’icosaedro (solido composto da venti facce che sono triangoli equilateri), che costituisce la struttura dell’acqua.
Come nella costruzione del mondo fisico da parte del Demiurgo il triangolo equilatero è la figura geometrica originaria, così, nella costruzione dell’Ordine, esso è l’elemento originario e rappresenta l’origine del Tutto, il Principio da cui Tutto discende, principio che deve essere posseduto dall’uomo profano che si avvia verso la perfezione, il quale sa che mai la raggiungerà anche se tenderà sempre verso di essa.
Le figure del tetraedro, esaedro, ottaedro e icosaedro sono solo quattro dei cinque solidi platonici. Il quinto solido è il dodecaedro, figura con dodici facce pentagonali, la cui costruzione è la seguente:
Platone associò a ognuno dei cinque solidi un elemento: dopo il fuoco, la terra, l'aria e l'acqua, al dodecaedro fu assegnato l’ etere o "quintessenza", che componeva i corpi celesti e l'anima. Secondo Platone, l’universo aveva proprio la forma del dodecaedro.
Così anche nell’Ordine Dignity, il triangolo equilatero è l’origine delle nostre considerazioni. Ci chiediamo anche qual è il suo fine. Come si evince dall’emblema dell’Ordine, il triangolo equilatero ha, al suo interno, un cerchio, il cui significato filosofico è quello di “perfezione”. Nel simbolo dell’ordine, appaiono anche le punte dorate, che indicano le varie direzioni dell’ iniziazione che non dovrebbe avere mai fine.
Osserviamo che il triangolo equilatero, origine di tutte le cose, ha anche un cerchio circoscritto che è all’interno di un altro triangolo, più grande e rovesciato, simbolo di un ulteriore grado di perfezionamento, nel quale le conoscenze possono essere anche ribaltate, come nel mito della caverna di Platone, per una migliore comprensione del mondo e delle cose, non sempre comunicabile agli altri e quindi costituente un segreto : il segreto del cammino personale verso la perfezione.
Il simbolo del cerchio (e del suo contorno, la circonferenza) è da approfondire per comprenderne la perfezione.
I grandi geometri del mondo antico (Talete, Euclide, Archimede), nel risolvere i loro problemi, volevano che il risultato fosse ottenibile mediante gli strumenti di cui allora disponevano, cioè la riga e il compasso. Ora è ben noto che ogni problema geometrico risolubile con riga e compasso è anche risolubile con squadra e compasso, ma anche, come ha provato due secoli fa Mascheroni, ogni problema risolubile con riga e compasso è anche risolubile con il solo compasso.
Il teorema di Mascheroni, in chiave esoterica, indica che l’azione morale dell’uomo deriva dal compasso, cioè dalla circonferenza e quindi dal cerchio con esso tracciabile e che tutto tende verso la sua perfezione.
La perfezione è, dunque, il fine ultimo dell’Ordine: Cavalieri e Dame tendono verso la perfezione, attraverso riti di passaggio, che non raggiungeranno mai perché la perfezione è al di fuori delle possibilità umane esperibili nella vita reale.
Qual è il significato del “bianco” e del “nero” nell’emblema? Anche nell’Ordine, si è voluto rappresentare il “bene” con il bianco e il “male” con il nero. Bianco e nero, bene e male, sono i due termini del conflitto morale che contraddistingue l’uomo.
Il significato filosofico del bene e del male trova espressione nel Fedro di Platone, ove l’anima tripartita è rappresentata come composta da un carro alato, tirato da due cavalli e guidato da un auriga. Il primo cavallo, bianco e buono, tira verso l’alto ove è il sommo bene. Il secondo cavallo, nero e cattivo, tira verso il basso ove è il mondo sensibile con le sue passioni e illusioni. L’auriga è la ragione che guida le forze irrazionali dell’irascibilità e della concupiscenza e insegna all’uomo la diritta via.